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La partita della vita
Gli Aztechi e i Maya disputavano incontri giocando con una palla di gomma, gli sconfitti perdevano la testa.
Il signore, per il suo passatempo, giocava alla palla e per questo gli serbavano palle di ulli; queste palle avevano le dimensioni di grandi bocce per giocare ai birilli e erano massicce, di una certa resina o gomma che si chiama ulli, che è molto leggera e salta come un pallone. Il signore conduceva pure con sé buoni giocatori di palla che giocavano in sua presenza e dalla parte avversaria altri giocatori illustri, e si vincevano oro, e turchesi, e schiavi, e coperte ricche, e campi di mais e case e piume e cacao e vesti di piume.
Con queste parole il missionario spagnolo Bernardino Ribeira de Sahagún (1488 circa-1590), autore della importante Historia general de las cosas de Nueva España, descrisse il gioco della palla diffuso fra tutte le popolazioni della Mesoamerica; ma quello che Sahagún e gli altri cronisti videro era soltanto una versione tarda e “profana” di un antichissimo rito sacro.